Normandia Stampa
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A queste fotografie tengo molto e mi sento di dare un commento esplicativo:

Nell'agosto del 2002 avevo scelto come meta per le mie vacanze la Bretagna e la Normandia. Visitare la Normandia era l'esperienza che più mi interessava di quella vacanza. Ero partito da Milano ben attrezzato con due macchine fotografiche: una F3 e una F80 Nikon, molti obiettivi e rullini; ero deciso a portare a casa molte belle immagini. Erano diversi anni che desideravo visitare questi luoghi così importanti e ricchi di significato; in fondo, tutti sappiamo che proprio la Normandia è stata uno dei punti di partenza per la libertà di cui ognuno di noi gode oggi. Purtroppo molto spesso si dimentica che tutto quello che abbiamo oggi lo dobbiamo al sacrificio e al sangue versato da molti valorosi eppure sconosciuti eroi che sbarcarono su quelle spiagge.

Quando arrivammo in zona Normandia l'eccitazione era al massimo livello; sapevo che il giorno dopo avrei visto quei luoghi così significativi. Sapevo di dover scattare come si conviene, senza perdere tempo facendomi distrarre da situazioni esterne che mi avrebbero sicuramente fatto "perdere" scatti preziosi. Caricai la F3 con una pellicola B/N (Bianco e Nero) e la F80 con il colore: volevo scattare il più possibile...

 

 

 

 

La mattina seguente ero concentratissimo. Quando arrivammo, finalmente, in quei luoghi, il tempo era come lo immaginavo da sempre: la luce era molto bella, il cielo era azzurro pieno di grandi nuvoloni bianchi da cui, di tanto in tanto, il sole faceva capolino lasciando però la giornata sostanzialmente coperta, come preferisco.

Per prima cosa ci imbattemmo nei Bunker tedeschi, dai quali intravedemmo le spiagge, capendo molte cose...

Le macchine fotografiche avevano un'autonomia di 74 immagini, potevo scattare molte foto (senza contare che avevo scorte di rullini per fotografare ogni angolo di Normandia). Cominciai subito a scattare ma di lì a poco mi fermai, colto quasi da un senso di rispetto per quei luoghi, teatro di quella, tristemente famosa, carneficina.

 

 

 

 

Quando giunsi sulle spiagge il cielo si era ancora più rabbuiato e le nuvole, ormai, coprivano tutto l'orizzonte.

Lo spettacolo, se così può essere chiamato, fu davvero molto forte; tutto lasciava immaginare che lì qualcosa di grandioso era successo. Ogni foto che scattavo era pensata; non poteva che essere così...

Ormai quel luogo mi aveva così affascinato che gli scatti erano decisamente minori di quelli che mi ero immaginato all'inizio della giornata. Riflettevo più che scattare, e più riflettevo e meno scattavo, ma quando scattavo sapevo, dentro di me, che quelle poche foto erano perfette, come le volevo io, con quelle foto avrei trasmesso delle emozioni fortissime a tutte quelle persone che hanno il cuore e l'anima per interpretarle.

 

 

 

 

La visita ai cimiteri fu particolarmente toccante, scoprimmo persino il cimitero tedesco dove riposano gli sconfitti di quel lontano 6 giugno '44. Come dimensioni è decisamente superiore a quelli degli alleati.

 

La mattinata volò in un baleno. Nel pomeriggio riprendemmo la visita e, ad un cetro punto, arrivammo ad Omaha Beach , la spiaggia per eccellenza, la spiaggia dove la II divisione di fanteria americana toccò il suolo francese, non senza difficoltà...

 

Non c'era nessuno, il silenzio era meraviglioso, solo il rumore del mare, tutto sembrava immobile, il cielo pieno di nuvole, come a me piace tanto...

Omaha Beach

Ad un certo punto mi decisi e tirai fuori dalla borsa la F3 scattando una sola foto in bianco e nero. Quella foto e quel momento li ricorderò per sempre.